LA METÀ DI SOPHIA

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Ci stiamo muovendo attraverso le periferie indefinite che si dissolvono in uno sputo di terra tra Torvajanica e le prime colline di Acilia, camminiamo lungo le strade che si allontanano dalla metropoli per non portare da nessuna parte. Ed è proprio qui, nei luoghi provvisori segnati dal passaggio distratto e onnivoro della modernità, che troviamo un nostro inverosimile approdo. In queste terre, abitate da un’umanità che sembra abbandonata a se stessa, fatte di città costruite dall’oggi al domani, di villaggi diroccati, di antichità sepolte, basterebbe fermarsi e mettersi in ascolto, ed ecco che potremmo incontrare personaggi e storie di quotidiana malia.

 

Un uomo che si fa tenere in una gabbia lurida, dalla quale esce solo per votarsi a un sacro coito. Un’antica pompa di benzina dove una vecchia benzinaia in tuta da meccanico lancia profezie. Un busto di statua profana che è stato innalzato a misterioso oggetto di culto. In un susseguirsi di incontri pervasi di stupore, Marco Baliani, come un anomalo cronica di periferia, ci conduce alla scoperta di un mondo che cresce nelle anse di spazio e tempo appena sfiorate dal progresso, in una dimensione in bilico perenne con la realtà, un luogo di transito malinconico e profondamente poetico.

Rizzoli Editore, marzo 2008

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