Esperienze che stiamo perdendo

RIFLESSIONI SUL TEATRO / 2

Il teatro di Epidauro, Grecia

Il termine streaming o flusso multimediale nel caso delle telecomunicazioni identifica un flusso di dati audio/video trasmessi da una sorgente a una o più destinazioni tramite una
rete telematica. 

Questa la definizione che ne dà Wikipedia. Lo streaming in diretta non è altro che la trasmissione televisiva di un evento che sta accadendo in quello stesso momento ma chi lo vede sullo schermo non si trova però nello stesso spazio.

Qualche giorno fa Rai 5 ha mandato in onda un mio spettacolo di qualche anno fa, Giocando con Orlando, in cui ero in scena insieme a Stefano Accorsi. Lo spettacolo fu ripreso con tre telecamere durante una replica al teatro Ambra Jovinelli di Roma. Non fu mandato in diretta ma in differita qualche giorno dopo aver realizzato il montaggio, quindi in quel caso non fu una diretta streaming. Ma mettiamo il caso che invece lo avessero messo in rete quella sera stessa, sarebbe stata una diretta streaming a tutti gli effetti. Magari la Rai investisse per realizzare ogni anno le riprese, più professionalmente possibili, di spettacoli teatrali che durante la stagione abbiano avuto riscontri di pubblico o per la particolare ricerca di linguaggi. Purtroppo questo non accade più da tempo, le reti culturali si sono impoverite, relegate in ruoli sempre più marginali, venendo così meno al compito di emittenti pubbliche.

Poter rivedere anni dopo uno spettacolo teatrale è un indubbio piacere sia per chi era stato presente in sala durante le repliche sia per chi ne ha magari sentito parlare e non ha potuto vederlo in scena, ma è anche una forma di valorizzazione del patrimonio culturale del paese, oltrechè svolgere un compito di memoria storica per le generazioni future.
Ma queste riprese televisive non sostituiscono lo spettacolo dal vivo, lo riprendono dopo che lo spettacolo ha già avuto una sua vita teatrale con la presenza fisica degli spettatori. E magari dopo le riprese lo spettacolo continuerà a replicarsi (Giocando con Orlando ha girato dopo quelle riprese per ancora due anni).

Quello contro cui mi batto e di cui ho scritto precedentemente è l’uso dello streaming in diretta come sostituzione di fatto dello spettacolo in presenza, cosa che sta avvenendo e dilagando ormai senza freni. Non voglio però ripetermi, era solo per fare chiarezza su quanti confondono le diverse forme delle riprese televisive e i diversi esiti. Capisco che molti artisti attori danzatori attrici pur di continuare a lavorare cerchino un appiglio con le riprese in streaming, lo stesso avviene per i produttori, che trovano così modo di tenere ancora in vita gli spazi teatrali. Va bene, basta essere consapevoli che così si subisce un ricatto, per esistere e sopravvivere anche se precariamente si accetta di svendere l’anima allo streaming di turno.

La conseguenza è palese: l’altro ieri nel suo lungo discorso televisivo il presidente del consiglio Conte ha nominato tutti, ma proprio tutti, dalle palestre agli impianti sciistici ai tabaccai, ma mai una parola sul teatro, come se non esistesse, neppure come settore economicamente produttivo. Ma certo tanto pagando magari un biglietto simbolico il teatro lo si può sempre vedere sullo schermo.
É una deriva pericolosa che può incidere sul modo di percepire la realtà per il futuro prossimo. Esiste un ministro della Cultura? Che batta un colpo, che ci metta la faccia, che se ne esca con uno straccio di programma. Possibile che non comprenda che la cultura è quella che fomenta speranza nelle persone?

Altrimenti ci si abituerà a delegare il nostro sguardo alle varie telecamere che riprendono il mondo. Quando assisto ad uno spettacolo teatrale ripreso in streaming io vedo quello che operatori registi e montatori hanno deciso di farmi vedere, non posso mica dislocare lo sguardo altrove nello spazio scenico, perché quello che ho di fronte è uno spazio piatto bidimensionale, senza profondità e senza volumi. Ma soprattutto senza odori, senza fremiti, senza corpi accanto al mio che mi trasmettano emozioni e sensazioni, senza possibilità di decidere da cosa voglio essere attratto. Per quanto le riprese del mio spettacolo fossero state realizzate con cura e con intelligenza, mancava tutto quello che sullo schermo non c’era. Eravamo solo in due in scena ma le camere seguivano quasi sempre l’attore che in quel momento stava parlando, giusto da un punto di vista strettamente comunicativo, efficientistico, ma io spettatore in teatro mentre quell’attore parla vengo attratto da quello che l’altro attore sta facendo senza parlare, e posso appuntare la mia attenzione sui suoi movimenti mentre nello stesso tempo vedo-ascolto il parlante, fondendo in un unico percepire emotività e discernimento. Quello che voglio dire è che l’esperienza dello sguardo teatrale dello spettatore è una esperienza ricchissima e non omologabile a un solo punto idi vista. Queste esperienze sono quelle che stiamo perdendo. Tutto ciò è evidente metafora di quello che stiamo perdendo ogni giorno nelle nostre relazioni-spostamenti-sguardi. Il teatro è davvero specchio della realtà, da sempre, ciò che perdiamo nell’atto teatrale senza la nostra compresenza dal vivo si rispecchia in ciò che perdiamo in ogni istante di questa vita nostra improvvisamente tanto impoverita.