La scrittura del testo de La repubblica di un solo giorno è stata per me un’esperienza particolare e diversa nell’ambito della mia attività di narratore. Mi riferisco non soltanto al fatto, per me insolito, di una scrittura a più mani, ma alla struttura creativa che Marco Baliani, Maria Maglietta ed io abbiamo usato per giungere alla stesura definitiva. Fino ad oggi, anche per l’elaborazione di testi drammaturgici, il mio approccio con la scrittura ha sempre avuto una connotazione strettamente “privata”, tipica di una genesi e di una realizzazione individuale. Per la prima volta, con La repubblica, mi sono trovato di fronte a un processo e a una situazione completamente diversa. La prima fase della costruzione del testo è stata caratterizzata, infatti, da un lungo confronto dialettico tra me e Marco che, partendo dal tema del progetto Fratelli di Storia si è focalizzato sullo specifico delle vicende della Repubblica Romana del 1849. Gli scambi di impressioni, le opinioni e le suggestioni che ognuno di noi ha posto di fronte all’altro, erano comunque tutte accomunate dall’intenzione di affrontare questa storia dal “basso”, attraverso gli occhi, le voci, i corpi, di personaggi comuni, patrioti e popolani, ragazzini, prostitute, papalini. Personaggi che hanno, nell’insieme delle loro storie private e minute, costruito le vicende di un episodio esaltante e profondo del nostro passato, della nostra Storia. È stata dunque una fase importante, piacevole e complessa insieme, nella quale abbiamo speso tempo a studiare gli aspetti storici e politici di una vicenda a nostro avviso troppo conosciuta nella memoria degli italiani e, insieme, a far scaturire da questi eventi le trame e i contrasti che fornissero la materia drammaturgica per l’opera. Sono nati così i personaggi, con le loro storie e i loro caratteri, un primo “plot”, e un intrecciarsi di scene sulle quali Marco Baliani e Maria Maglietta hanno cominciato il lavoro assieme al gruppo di attori. La scrittura, a questo punto, è stata in divenire, in un continuo raffronto tra la corporeità degli attori stessi, i tempi e i movimenti della scena, il ritmo complessivo, la musica e tutto quanto appartiene all’elemento teatrale. Le tracce che abbiamo inizialmente sottoposto al gruppo, si sono in questo modo arricchite o, al contrario, seccate. Hanno acquistato forza assieme all’esperienza attoriale che avveniva sulla scena, oppure si sono rivelate vicoli ciechi o elementi ridondanti. Si è trattato, allora, di compiere un lavoro di raccolta e distillazione, dove la scrittura definitiva del testo drammaturgico è andata di pari passo con la creazione “materiale” di quanto è avvenuto in scena, in un processo incessante di continua elaborazione e rielaborazione.

Nel frattempo è comunque rimasto vivo in me lo sguardo narrativo sulle vicende che andavano a trattare, un punto di vista che, ovviamente, poteva utilizzare le differenti qualità che la narrazione offre. Per questo motivo, assieme alla scrittura del testo drammaturgico, è nato un romanzo (pubblicato per i tipi di Mondadori), ribaltando la più frequente consuetudine di essere l’elemento narrativo base per lo sviluppo drammaturgico .

In questo modo, grazie a un profondo lavoro di gruppo e di ricerca, credo possiamo fornire allo spettatore e al lettore differenti punti di vista per affrontare non soltanto l’aspetto storico-politico di quanto abbiamo trattato, ma l’intreccio di motivazione profonde, di aspettative e di sogni, di meschinità e grandi gesti, di quella materia umana sulla quale, in fondo, il teatro e la letteratura possono fornire sguardi di altre verità e conoscenze.

Ugo Riccarelli